I soci fondatori della LUTRIA sono ecologi della fauna specialisti di mammiferi carnivori.
Gli interventi di tutela e recupero ambientale, pianificati secondo criteri rispondenti ai requisiti ecologici di alcuni carnivori critici e alla configurazione degli habitat e di aree con differenti potenzialità per queste specie, possono risultare in una efficace ripartizione di risorse e individuazione di azioni in mancanza di informazioni puntuali sulla distribuzione della biodiversità, contribuendo alla conservazione biologica e alla valorizzazione delle risorse naturali: un approccio che rientra nelle strategie di conservazione della biodiversità centrate sulle specie focali, che rivestono il ruolo di ‘surrogati di biodiversità’, indicatori ambientali, specie ombrello (specie la cui conservazione attiva comporta indirettamente la conservazione di molte altre specie dell’ecosistema), specie chiave o specie bandiera (Simberloff 1998); questi ruoli possono essere attribuiti in misura diversa alle specie appartenenti ad alcuni gruppi di mammiferi carnivori.
Lontra (Lutra lutra) e gatto selvatico (Felis silvetsris) © LUTRIA snc
I carnivori europei di grandi dimensioni o grandi carnivori, includono poche specie quali il lupo Canis lupus, l’orso Ursus arctos, e la lince Lynx spp, oggetto di programmi specifici di conservazione. I grandi carnivori, predatori di vertice delle cenosi animali in senso assoluto, sono ritenuti ecologicamente importanti in quanto anche solo pochi individui sono in grado di strutturare le comunità animali agendo in maniera diretta (predazione) e indiretta sulla mortalità delle prede e influenzando a cascata le comunità animali e vegetali e le funzioni e struttura dell’ecosistema (Roemer et al. 2009).
I grandi carnivori rappresentano tuttavia una piccola frazione di questo gruppo di mammiferi. La maggior parte dei carnivori sono di medie dimensioni. Queste specie sono indicate sinteticamente con il termine ‘mesocarnivori’, termine generalmente riferito anche ad alcune specie di minori dimensioni (ad es. le martore).
I mesocarnivori rappresentano un gruppo non solo ricco di specie ma anche molto diversificato sul piano comportamentale ed ecologico.
L’utilizzo dei grandi carnivori per interventi di miglioramento conoscitivo dello stato degli habitat e comunità animali ad essi associati, e per l’attuazione di misure di tutela e gestione, può risultare problematico. Infatti, rispetto ad altri carnivori, queste specie sono state limitate soprattutto dalla persecuzione diretta dell’uomo (Potvin et al. 2000), le cui attività sono entrate storicamente in conflitto con la presenza e persistenza dei grandi carnivori. Le variazioni di status di queste specie appaiono dunque meno rispondenti alle variazioni ecosistemiche e degli habitat, ed in questo senso i grandi carnivori possono risultare indicatori poco efficaci. Alcuni grandi carnivori (ad es. il lupo) sono habitat-generalisti e anche questo è un carattere che non ne fa degli indicatori ottimali in molti contesti (Potvin et al. 2000). Inoltre, essendo i grandi carnivori rappresentati da poche specie, rappresentano una limitata varietà di ambienti naturali. In molti casi il conflitto con l’uomo ha relegato queste specie soprattutto in ambienti montani limitando le loro potenzialità di specie-ombrello per la conservazione.
I mesocarnivori, risultano invece di particolare importanza nei piani di conservazione della biodiversità proprio per la loro diversificazione e la varietà di ruoli ecologici (Buskirk e Zielinski 2003).
Al pari dei grandi carnivori, i mesocarnivori sono stati indicati spesso quali specie focali (Lambeck 1997), il cui status può essere considerato surrogato di più ampi trend biotici (Carroll 2007). Appartengono a questo gruppo specie non sociali, a vita solitaria, con ampie esigenze spaziali (area-limited species), malgrado le ridotte dimensioni corporee; in quanto predatori di vertice, sono inoltre specie che forniscono preziose informazioni sulla composizione e sullo stato della comunità di prede su cui si sostengono.
La biologia ed ecologia di queste specie, caratterizzate da ampi requisiti spaziali, territorialità e conseguentemente basse densità, rende indispensabile programmare interventi di conservazione a scala di paesaggio, offrendo dunque l’opportunità di integrare studi faunistici e pianificazione territoriale.
I mesocarnivori sono stati spesso proposti come specie bandiera la cui conservazione può catalizzare l’attenzione su problematiche ambientali regionali (Carroll 2007) anche in maniera più efficace che nel caso dei grandi carnivori. Infatti in questo gruppo dei mesocarnivori si trovano specie la cui conservazione ha scarso potenziale di conflittualità con attività antropiche (ad es. la martora e il gatto selvatico), o verso cui è attesa un’attitudine positiva (ad es. la lontra).
Martora (Martes martes) e puzzola (Mustela putorius) © LUTRIA snc
Il ruolo ecologico dei mesocarnivori è stato finora comparativamente meno indagato e riconosciuto rispetto a quello dei grandi carnivori. In particolare in Italia sono tuttora carenti studi ed indagini sull’ecologia di queste specie e concentrati soprattutto nelle regini centro-settentrionali della penisola.
Tra i mesocarnivori italiani figurano specie di interesse comunitario e conservazionistico ed habitat-specialiste. In particolare:
- la lontra (Lutra lutra), elencata agli allegati II e IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE, specie focale degli ambienti delle acque correnti, è considerata specie ‘in pericolo’ (EN – Endangered) a livello nazionale, secondo le categorie IUCN;
- il gatto selvatico (Felis silvestris), elencato nell’allegato IV della Direttiva Habitat, specie focale degli habitat forestali. Il suo stato di conservazione in Italia è ritenuto precario, tale da essere la specie classificata come ‘vulnerabile’, secondo le categorie e i criteri di classificazione dello IUCN;
- la martora (Martes martes), elencata nell’allegato V della Direttiva Habitat, specie focale degli habitat forestali. Lo stato di conservazione della martora è ritenuto soddisfacente a livello nazionale, tuttavia sono quasi del tutto assenti indagini sulla distribuzione ed ecologia della specie nelle regioni meridionali;
- la puzzola (Mustela putorius), elencata nell’allegato V della Direttiva Habitat, specie focale degli ambienti ripari. Sebbene il suo stato di conservazione non appaia preoccupante a livello nazionale, esistono evidenze di un progressivo declino delle popolazioni in decenni recenti. Nulla è noto circa la distribuzione della specie, e poche sono le indagini sulla sua ecologia a livello nazionale.
I mesocarnivori, e in particolare le quattro specie sopra elencate, sono state e sono tuttora specie target delle indagini di campo e della ricerca ecologica dei soci della LUTRIA.